Finalmente abbiamo scoperto, con notevole e colpevole ritardo, la necessità di ricordare e valorizzare la memoria di Anna Notarbartolo, che dal vecchio Municipio guidò per ben tredici anni, dal1946 al 1959 il Comune di Ustica con grande sollievo della popolazione.
Mi sembra che la cosa più ovvia e naturale sia dedicare alla baronessa il luogo simbolo più prestigioso che è l’antico palazzo comunale, che fu la vera casa dove la sindachessa operò per così tanto tempo per le sorti dell’isola.
Per quanto riguarda l’intitolazione della scuola dell’infanzia, sarebbe opportuno ricordare qual è per legge il ruolo delle varie istituzioni, nell’ambito di un reciproco rispetto e indispensabile collaborazione.
A questo punto è fondamentale ricordare che la circolare del Ministero della pubblica Istruzione, n. 313 del 12\11\1980 riconosce alla sola istituzione scolastica la titolarità di intestare le scuole nell’ambito della loro autonomia didattica.
Al sindaco e al prefetto viene richiesto parere che può essere ostativo solo nel caso di “ intitolazione a persona che per fatti compiuti in violazione della legge penale e dell’ordine costituzionale sia suscettibile di determinare nella scuola o fuori dalla scuola elementi di turbativa per la convivenza civile”.
Si legge nelle motivazioni che accompagnano la proposta dell’istituzione scolastica: “L’isola di Ustica ha un legame antico e fecondo con Antonio Gramsci, uno dei più prestigiosi intellettuali confinati a Ustica dal fascismo[…]Gramsci tra dicembre del 1926 e gennaio 1927, ha fondato nell’isola una scuola popolare ed è autore di importanti lettere dall’isola. Inoltre lo stesso è autore di diverse fiabe per bambini che, recentemente, hanno avuto una particolare attenzione da parte dell’editoria nazionale. Questo doppio legame di Antonio Gramsci con l’isola di Ustica e col mondo infantile, è un elemento che ne ha caratterizzato il messaggio pedagogico, che negli ultimi anni è stato oggetto di una corposa letteratura nell’ambito della scienza dell’educazione[…]”.
Leggere le lettere di Gramsci scritte da Ustica e pubblicate nel 1987 dall’istituto Gramsci a cura del Prof. Vincenzo Tusa, significa riscoprire il legame umano tra l’uomo confinato e la nostra isola, nonché lo spessore culturale del grande intellettuale.
Banalizzare la presenza di Antonio Gramsci a Ustica significa ignorarne l’importanza storica e culturale.
Mantenere vigile la memoria di Gramsci nella nostra isola, aldilà di ogni sterile polemica politica, significa nutrire rispetto e riconoscenza per i numerosi confinati antifascisti, di diverso orientamento politico, che a Ustica trovarono un luogo di detenzione. Molti di essi parteciparono in seguito alla liberazione e ricostruzione dell’Italia, mentre Antonio Gramsci fu lasciato morire in carcere, gracile e malato, fino al 1937.
Le nostre radici sono permeate “ab origine” dalla presenza dei confinati politici e non, con i quali abbiamo convissuto fino al 1961.
Il confino, come oggi il turismo, ci è servito per tenere lo sguardo aperto verso l’esterno e non restare isolati dal mondo.
Continuare a contrapporre la figura di Gramsci a quella di Anna Notarbartolo, mi sembra polemica sterile e forse un po’ strumentale. La scuola di Ustica nella sua fragilità complessiva non necessita della contrapposizione tra istituzione scolastica e comunale bensì di una fattiva collaborazione.
Nicola Longo
Una risposta
Per non fare torto a nessuno si potrebbe dare il nome di “Lenticchia” all’asilo o anche “Anemone di mare”, nomi che richiamerebbero le peculiarità dell’Isola, proiettiamoci nel futuro turistico dell’isola. Sarebbe democratico fare una rosa di nomi e sottoporli con referendum agli Usticesi.