[ id=4284 w=150 h=225 float=left]
A proposito del ruolo dei confinati politici e comuni a Ustica, a seguito dell’intervento di Massimo Caserta.
Caro Massimo, ho letto con attenzione il tuo apprezzato intervento a proposito di una precisazione relativa a un articolo apparso su “La Repubblica” e riguardante il confino politico antifascista a Ustica.
Per me è evidente che l’importanza di Ustica nel contesto del confino politico del regime è stata trascurata e snobbata sia dagli studiosi del settore che dai media, vuoi per ignoranza, vuoi forse anche per mancanza di “forza politica” da parte nostra. Ma la creazione del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica, di cui sono orgogliosamente collaboratore dall’estero, ha il merito di aver scoperto, portandolo alla luce, tutto il suo ricco patrimonio culturale valorizzandolo e diffondendolo attraverso “Lettera”, di cui sei stato direttore, e attraverso tutta una serie di altre attività editoriali, mostre fotografiche e documentarie, conferenze e convegni. Attività in cui si è riusciti a coinvolgere molti studiosi che vi partecipato con contribuiti molto significativi.
Le ricerche e lo studio sul confino politico a Ustica, sono sicuro, non passano inosservati (Incluso il tuo intervento su Usticasape) e lentamente sarà riconosciuta dalla Storia la grande importanza che la nostra Isola ha avuto in questo contesto.
Per avviare ricerche e studiare la storia della presenza nell’isola dei confinati comuni o “coatti” a Ustica, come tu fai notare. Non è un lavoro facile … ci sono pochi documenti a disposizione ecc…, ma sono fiducioso che scavando si troverà… I confinati politici antifascisti sono stati presenti ad Ustica dal 1926 e per tutta la durata del Ventennio, se non erro, anche se di “politici” nell’isola ce ne erano sempre stati (antiborbonici, patrioti del Risorgimento, anarchici di fine secolo, deportati dalla Libia). I primi coatti arrivarono nell’isola sin dall’inizio della colonizzazione ad opera del governo borbonico. Per ben 200 anni quindi.
Se stiamo portando a conoscenza l’importanza che ha avuto per la storia dell’isola e per quella nazionale la presenza del confino politico a Ustica, sarebbe il caso, secondo me, di far conoscere agli usticesi anche il “ruolo” che hanno avuto i “coatti” a livello locale.
Agostino Caserta
Dalla California Agostino Caserta
[ id=4284 w=150 h=225 float=left]A proposito del ruolo dei confinati politici e comuni a Ustica, a seguito dell’intervento di Massimo Caserta.
Caro Massimo, ho letto con attenzione il tuo apprezzato intervento a proposito di una precisazione relativa a un articolo apparso su “La Repubblica” e riguardante il confino politico antifascista a Ustica.
Per me è evidente che l’importanza di Ustica nel contesto del confino politico del regime è stata trascurata e snobbata sia dagli studiosi del settore che dai media, vuoi per ignoranza, vuoi forse anche per mancanza di “forza politica” da parte nostra. Ma la creazione del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica, di cui sono orgogliosamente collaboratore dall’estero, ha il merito di aver scoperto, portandolo alla luce, tutto il suo ricco patrimonio culturale valorizzandolo e diffondendolo attraverso “Lettera”, di cui sei stato direttore, e attraverso tutta una serie di altre attività editoriali, mostre fotografiche e documentarie, conferenze e convegni. Attività in cui si è riusciti a coinvolgere molti studiosi che vi partecipato con contribuiti molto significativi.
Le ricerche e lo studio sul confino politico a Ustica, sono sicuro, non passano inosservati (Incluso il tuo intervento su Usticasape) e lentamente sarà riconosciuta dalla Storia la grande importanza che la nostra Isola ha avuto in questo contesto.
Per avviare ricerche e studiare la storia della presenza nell’isola dei confinati comuni o “coatti” a Ustica, come tu fai notare. Non è un lavoro facile … ci sono pochi documenti a disposizione ecc…, ma sono fiducioso che scavando si troverà… I confinati politici antifascisti sono stati presenti ad Ustica dal 1926 e per tutta la durata del Ventennio, se non erro, anche se di “politici” nell’isola ce ne erano sempre stati (antiborbonici, patrioti del Risorgimento, anarchici di fine secolo, deportati dalla Libia). I primi coatti arrivarono nell’isola sin dall’inizio della colonizzazione ad opera del governo borbonico. Per ben 200 anni quindi.
Se stiamo portando a conoscenza l’importanza che ha avuto per la storia dell’isola e per quella nazionale la presenza del confino politico a Ustica, sarebbe il caso, secondo me, di far conoscere agli usticesi anche il “ruolo” che hanno avuto i “coatti” a livello locale.
Agostino Caserta
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