UNA SCELTA DIFFICILE MA NON TANTO
Gramsci è stato senza dubbio il più grande intellettuale italiano del novecento.
Come è noto subito dopo essere stato imprigionato dal fascismo, fu mandato ad Ustica dove soggiornò in regime di relativa libertà, per tre mesi. In questo breve periodo emerse tutto il suo impegno politico e pedagocico aprendo una scuola in aggiunta a quella esistente molto carente di contenuti. La “querelle” che in questi giorni sta impegnando il dibattito politico di Ustica verte sull’intitolazione dell’Asilo a Gramsci, ma il Sindaco Salvatore Militello e la sua Giunta sono di diverso parere e vogliono intitolarla al Sindaco pro tempore Anna Notarbartolo Favaloro che governò per due mandati dal 1951 al 1959.
Gli Usticesi più attempati la ricordano con affetto perché si occupò dei problemi dell’isola con dedizione e decisione lasciando un ricordo tangibile del suo passaggio.
Sarebbe dunque il personaggio più naturale a ricoprire l’intestazione della scuola, ma gli organi scolastici estranei ed avulsi dalla realtà usticese si oppongono e propongono Gramsci. Giova qui ricordare che Antonio Gramsci è stato meritoriamente ricordato da Nicola Longo Sindaco pro tempore, con una bellissima targa ricordo affissa sulla casa dove si presume abbia abitato.
Perché non intitolargli una strada, un sito che ad Ustica abbondano?
Forse più democraticamente, sarebbe il caso di indire un referendum e far scegliere gli Usticesi!
Per quanto mi riguarda ricordo Anna Notarbartolo quando inesorabilmente usciva dalla sua abitazione per recarsi in Municipio distante quattro passi dalla sua abitazione, ed incedere con passo sicuro ed atteggiamento altero ma sempre disponibile ad illuminare di un sorriso i suoi concittadini che la salutavano. L’ora era sempre la stessa: le 11,00, si perché non usciva se prima non aveva fatto il
bagno! Molte volte incontrandola la salutavo e lei rispondeva, chiedendomi come mi chiamassi
e mi regalava una caramella che mi faceva felice: avevo nove anni e tale gesto equivaleva per me ad una playstation di oggi, almeno per me.
Giuseppe Giuffria
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UNA SCELTA DIFFICILE MA NON TANTO
Gramsci è stato senza dubbio il più grande intellettuale italiano del novecento.
Come è noto subito dopo essere stato imprigionato dal fascismo, fu mandato ad Ustica dove soggiornò in regime di relativa libertà, per tre mesi. In questo breve periodo emerse tutto il suo impegno politico e pedagocico aprendo una scuola in aggiunta a quella esistente molto carente di contenuti. La “querelle” che in questi giorni sta impegnando il dibattito politico di Ustica verte sull’intitolazione dell’Asilo a Gramsci, ma il Sindaco Salvatore Militello e la sua Giunta sono di diverso parere e vogliono intitolarla al Sindaco pro tempore Anna Notarbartolo Favaloro che governò per due mandati dal 1951 al 1959.
Gli Usticesi più attempati la ricordano con affetto perché si occupò dei problemi dell’isola con dedizione e decisione lasciando un ricordo tangibile del suo passaggio.
Sarebbe dunque il personaggio più naturale a ricoprire l’intestazione della scuola, ma gli organi scolastici estranei ed avulsi dalla realtà usticese si oppongono e propongono Gramsci. Giova qui ricordare che Antonio Gramsci è stato meritoriamente ricordato da Nicola Longo Sindaco pro tempore, con una bellissima targa ricordo affissa sulla casa dove si presume abbia abitato.
Perché non intitolargli una strada, un sito che ad Ustica abbondano?
Forse più democraticamente, sarebbe il caso di indire un referendum e far scegliere gli Usticesi!
Per quanto mi riguarda ricordo Anna Notarbartolo quando inesorabilmente usciva dalla sua abitazione per recarsi in Municipio distante quattro passi dalla sua abitazione, ed incedere con passo sicuro ed atteggiamento altero ma sempre disponibile ad illuminare di un sorriso i suoi concittadini che la salutavano. L’ora era sempre la stessa: le 11,00, si perché non usciva se prima non aveva fatto il
bagno! Molte volte incontrandola la salutavo e lei rispondeva, chiedendomi come mi chiamassi
e mi regalava una caramella che mi faceva felice: avevo nove anni e tale gesto equivaleva per me ad una playstation di oggi, almeno per me.
Giuseppe Giuffria