Ustica sape

USTICA, IL MARE DEI RICORDI


 di Mimmo Drago

In risposta a Sergio Fisco che mi cita e che ringrazio, provo a trovare uno spunto per rispondergli, tenendo però sorridendo le mani in tasca e il sale tra le dita.

Quando sarò morto non so se sarò più o meno ricordato, ma certo è che le mie ceneri e quelli dei miei cani saranno sparse nel mare che amai. Loro forse continueranno a vivere perché diventeranno nutrimento del plancton che sarà poi divorato dai pesci che continueranno a nuotare felici nelle acque blu cobalto in cui anch’io vissi!

Caro Sergio, credo che mai nessuna isola del bacino del Mar Mediterraneo e forse anche dell’intero globo, ebbe tanta gloria e possiede tanti ricordi, come l’Isola di Ustica, per aver visto nelle sue limpide acque, i più autorevoli e prestigiosi “Uomini Rana” del mondo, che tra le onde di Omero, bagnavano i corpi, cantando al vento il turchese e l’azzurro del Mare che ubriacava i loro occhi!

Improvvisamente e inaspettatamente seppi, mentre ritornavo da Parigi dove venivo premiato per aver cantato ancora Ustica, che nuvole di burrasca si stavano dirigendo su quell’isola che custodisce la mia Anima!

Ripensai ad un passato di gioia e di luce e mi ritornò alla mente il pensiero del colombiano Gabriel Garcia Marquez, premio Nobel per la letteratura nel 1982:

“La vita non è quella vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”.

Il tema della memoria è radicato nell’essere umano che da sempre ha il desiderio di diventare immortale, almeno attraverso il ricordo, dopo la propria morte!

Siamo circondati da monumenti, da lapidi, nelle piazze, nelle strade, nei cimiteri, negli angoli più impensabili delle città, che testimoniano quanto il ricordo sia fondamentale per l’uomo!

Questo è riconosciuto anche ad Ustica, tanto è vero che Ugo Foscolo scrive su un candido marmo, il suo immortale pensiero mentre guarda il faraglione: “ Sol chi non lascia eredità d’affetti poca gioia ha dell’urna”, in cui il poeta afferma che i sepolcri sono l’incarnazione della memoria, che coincide con la civiltà, in quanto solo la memoria può sopravvivere alla distruzione materiale, nella tomba pertanto si identifica la memoria concreta del passato.

Richiamare alla memoria chi ci ha preceduto è sicuramente un valore collettivo e contribuisce a creare l’identità sia personale, sia di un popolo o di una comunità pur piccola che sia.

La memoria non è soltanto lo spazio dei ricordi, ma anche quello dei sentimenti, tanto che gli antichi ritenevano che avesse sede nel cuore. Non a torto il Genio Leonardo da Vinci, affermava: “Tutto principia dai sentimenti”.

Il primo filosofo che ha però parlato di conoscenza e memoria è stato Platone (428 – 348 a.C.), che affermava: la conoscenza è un ricordo!

Apprendere per l’uomo significa recuperare, conservare, cautelare, proteggere ciò che ha già conosciuto e che forse aveva dimenticato.

Secondo Platone, che non era l’ultimo viandante di Atene, tutto ciò che sappiamo, tutto ciò che abbiamo glorificato, tutto ciò che abbiamo celebrato, tutto ciò che è stato stimolante per la crescita e l’affermazione, è qualcosa che la nostra anima ha appreso prima di incarnarsi in un corpo mortale, ma quando lo spirito si ritrova nel corpo, purtroppo si dimentica delle idee, fino a potere perderne completamente il ricordo!

Giacomo Leopardi nel suo prezioso Zibaldone, evidenzia la connessione tra la memoria e la condizione umana.

Il poeta di Recanati, che avrebbe sicuramente amato Ustica ed i suoi silenzi, usa la definizione rimembranza, cioè un ricordo, rivissuto nel presente che crea un forte e indissolubile collegamento con il passato, tanto da farlo sembrare ancora vivo!

Il ricordo può farci riassaporare l’entusiasmo vissuto nel passato, risvegliare in noi le aspettative per il futuro e le attese tipiche di altre età.

Come dimenticare ciò che prima era Ustica e ciò che oggi è, quando un giorno il giovane funzionario dell’Ente Provinciale per il Turismo di Palermo, Lucio Messina, guardò lontano e catapultò l’isola nei mari del mondo, fino a scrivere in quella geografia dimenticata e poco conosciuta, la prima poesia d’amore che Ustica rivolse al Mare.

La vaghezza dei ricordi produce immagini nuove, apre alle emozioni, ai sentimenti e si contrappone alla freddezza di un passato statico, fisso nei problemi concreti che chiude la mente alle illusioni che restano il vero nutrimento dell’anima!

Ricordare diventa così un modo per avvicinarsi sempre di più a sé stessi, ritrovarsi e accorciare le distanze dal proprio nucleo iniziale.

Senza la dimensione del ricordo, noi saremmo nulla; il passato ci restituisce le nostre radici, quello che siamo stati, ci dice da dove veniamo (e noi veniamo da quell’Ustum come la appellarono gli antichi romani), ci dice chi siamo, che percorso stiamo facendo o abbiamo concluso e ci aiuta a non fare gli stessi sbagli, ci protegge da incontri o strade intraprese che ci hanno fatto soffrire,

Il ricordo ha valore, coltiviamolo con naturalezza, senza sprecarlo, con e per il piacere di farlo.

C’è qualcosa di magico nel ricordo, c’è un incantesimo che, se riuscissimo ad assaporarlo, porterebbe serenità, gioia e una dolcissima malinconia, come quell’affogato con il gelato di limone e lo sciroppo di amarena, gustato con il toscanino su un tavolinetto del John Bar, accanto alla candida Chiesa, mentre dal muretto di cinta e dall’inferriata, si affacciava la barba riccia dell’indimenticato Padre Carmelo!

Il ricordo è l’antidoto alla solitudine, il ricordo è narrazione e come tutte le cose preziose che fanno parte del nostro giardino esistenziale, va coltivato, nutrito, alimentato.

Occorre però costanza, entusiasmo, perseveranza, curiosità, desiderio di rintracciare i fili della nostra memoria e annodarli alle pietre di lava, anch’esse testimonianza del passato, e seguire il fragore dell’onda.

La memoria è ciò che resta di quel tempo trascorso a testimoniare un passato che mai più potrà tornare, ma il poeta, scrittore e regista di New York, Paul Auster afferma:

“La memoria è lo spazio in cui le cose accadono per la seconda volta”.

P.S.

Il 26 Giugno 1984 venne fondata a Palermo davanti al Notaio Marcello Orlando e per volontà del dr. Lucio Messina, l’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee di Ustica alla presenza di 19 Padri Fondatori, tutti Tridenti d’Oro e Cittadini Onorari di Ustica.
Di questi soltanto cinque sono ancora in vita: Claudio Ripa, Francesco Cinelli, Federico De Strobel, Giorgio Chimenti e Danilo Cedrone.
Il 26 Giugno 2024, sarà il 40esimo anniversario di questa pagina memorabile.
Ricordarli tutti sarebbe un atto d’Amore nei loro confronti!

 

Una risposta

  1. Ciao caro Mimmo, mai come in questo caso ho riscontrato tra le tue parole tanta delusione e tristezza.
    Sapevo che alla fine avresti dato una simile risposta, ma non così profonda e piena di pathos, e allo stesso tempo gonfia di sconforto.
    A differenza di Sergio, che è stato più diretto ma ugualmente efficace, tu hai osato e usato termini più alti e signorili, ma non per questo meno vantaggiosi per la tua causa.
    Fra tutti i grandi della letteratura che hai menzionato, io avrei citato anche Esopo col suo libro: “Le rane cercano un Re”.
    A tutt’oggi non capisco il silenzio delle parti, ed ho più terrore del “Silenzio dei Colpevoli che del Silenzio degli Innocenti”.
    Ti abbraccio e ti auguro di trovare nelle profondità del tuo amico mare “UOMINI INTELLIGENTI” con cui poter dialogare felicemente, Pietro.

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