Ustica sape

Ustica l’arguta donna.  


Non sono muta, cieca e nemmeno sorda, ma a modo mio ugualmente parlo, osservo e ascolto come l’arguta donna e di questo  sono onorata e fiera.

Anch’io scruto e contemplo con particolare intensità il mistero della vita e ubbidisco ogni giorno a quel magnifico ciclo  che  ha  l’universo,  e ascolto con molta attenzione le sue lezioni rigorosamente divine, rispettando in eterno le sue leggi che  ogni giorno sancisce con  la dovuta destrezza, dove io e l’uomo non siamo altro che  dubbiosi e curiosi alunni fedeli.

Non è facile e soprattutto non sono in molti a comprendere il mio linguaggio, a decifrare il mio codice, a sapere ascoltare il mio verbo, quel singolare verbo prodotto in modo esplicito e chiaro  con  suoni,  profumi, luci e ….da molto altro.

Come un qualunque vento che dalla costa sale su per le mie  colline,  per  poi  con serenità ridiscendere a valle lentamente, e per un attimo fiero si abbandona su di me, per poi dissolversi  compiaciuto in quel mio meraviglioso orizzonte marino che solo io posseggo.

Ad esempio sono molteplici i miei cambiamenti d’umore, e sono tanti quanti sono i “Venti”: sarò furiosa se ahimè soffierà di maestrale, gelida se tirerà di tramontana, passionale se spirerà di scirocco e calma se aleggerà di bonaccia.

Alcune di queste brezze violente aiutano ad impollinare le mie tenere piante, dando così vita a nuove  fragranze  tutte  confezionate da una schiera di delicati fiori colorati.

Ma i più belli e forti che si riproducono sulla mia terra sono il bianco rosato cappero dagli stami viola, oppure il cardinalizio papavero che, con una lieta evocazione alla mia memoria, si ripresenta puntuale ogni anno con quel suo eloquente religioso silenzio.

Diversamente è la mia  delusione che crea ispidi e fitti rovi in quegli anfratti reconditi, offrendo così per caso un rifugio inviolabile a quei fragili e stanchi volatili di passo.

Poi ancora una volta sarà il sole a risplendere sul mio arso corpo, ma il massimo della mia visibilità lo avrò sul mio  vero  volto,  quando  la luce lentamente lo varierà, dal più pallido e delicato all’alba, al più infuocato e acceso al tramonto.

Quindi al termine del dì il Supremo si compiacerà di me e lentamente mi coprirà con una grande coperta nera piena di lucenti diamanti, e tutto questo avviene senza che mai indossi una laida e falsa maschera ingannevole.

Grazie principalmente a quella giusta simmetria che si manifesta in me per merito di un equilibrio perfetto, nonché  figlia primogenita indiscussa di quell’armonia che regna in natura, dove da sempre la vita nasce, muore e risorge con l’amore di Dio.

Pietro Fiorito

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