Ustica sape

Intervista da Cugino a Cugino – Franco Foresta Martin risponde a Mario Oddo


(Seconda domanda)

MARIO. Ora entro nel terreno specifico delle tue competenze di geologo e di divulgatore scientifico. Da tempo al largo di Ustica si susseguono piccole scosse sismiche, molte delle quali bene avvertite. La popolazione deve abituarsi a convivere con questo fenomeno senza particolari preoccupazioni ?

FRANCO. Questa domanda mi è stata fatta già alcune volte, da amici e parenti usticesi, in tempi recenti. Ma, come si suole dire, repetita iuvant. Se la nostra memoria non tendesse a rimuovere o a ridimensionare i ricordi spiacevoli, direi che la popolazione dovrebbe essere geneticamente assuefatta ai terremoti che si avvertono a Ustica: perché scosse di piccola e media intensità si sono sempre verificate negli immediati dintorni dell’isola. Basta cercare su internet una carta della sismicità storica del Basso Tirreno -quelle carte in cui i terremoti registrati negli ultimi decenni sono rappresentati sotto forma di pallini di grandezza variabile in funzione della magnitudo- per constatare che Ustica quasi scompare fra centinaia di pallini che si addensano nel mare tutto attorno ad essa, e in particolare lungo le linee Ustica -Trapani; Ustica – Alicudi; Ustica –Palermo; e Ustica – Cefalù. Dunque, una prima considerazione basata sulla più recente sismicità storica, ci permette di affermare che proprio lungo queste direttrici esistono delle sorgenti sismiche (in linguaggio geologico denominate faglie), che  liberano frequentemente energia causando scuotimenti del terreno.

Per capire perché ciò avviene, dobbiamo mettere in relazione i ricorrenti terremoti di quest’area con la dinamica della crosta terrestre in corrispondenza del Basso Tirreno. Recenti lavori di geodinamica permettono di ricostruire il seguente quadro. Da poco meno di un milione di anni, a causa del movimento verso Nord della placca africana, di cui geologicamente fa parte la Sicilia, una fascia tirrenica situata immediatamente a Nord della costa settentrionale della Sicilia, da Marettimo (Isole Egadi) ad Alicudi (la più occidentale delle Eolie), lambendo l’isola di Ustica, è sottoposta a forze compressive che hanno come effetto la formazione di un complesso sistema di faglie con orientamenti Est-Ovest e Nordest-Sudovest. Sono proprio tali faglie ad accumulare stress e a scattare, abbastanza frequentemente, liberando l’energia accumulata e generando terremoti.

Tali terremoti in mare sono, in genere, di magnitudo inferiore a 4 – 4.5 Richter, con ipocentri poco profondi (non oltre i 40 km) e sono risentiti a Ustica e in molte località della Sicilia settentrionale con intensità non superiori al VI grado della Scala Mercalli. Per inciso ricordiamo che la magnitudo Richter misura l’energia liberata dal sisma; l’intensità in gradi Mercalli indica invece gli effetti risentiti dagli abitanti e dalle opere dell’uomo. Si potrebbe trarre la rassicurante conclusione che la sismicità di Ustica appare caratterizzata, per lo più, da una moltitudine di innocui eventi di piccola e media intensità. È da rilevare, tuttavia, che il comportamento sismico relativo ad alcuni decenni, oppure anche a qualche secolo, non permette di escludere il manifestarsi di più forti terremoti con tempi di ricorrenza più lunghi. E, pure limitandosi ai decenni più recenti, non sono mancati terremoti più vigorosi del solito. Ultimi, in ordine di tempo, sono stati il terremoto del 15 gennaio 1940 che ebbe, a Palermo, un’intensità massima dell’VIII grado Mercalli; e, più recentemente, il terremoto del 6 settembre 2002, di magnitudo 5.9, la cui intensità massima è stata valutata, a Palermo, del VII grado Mercalli. Entrambi causarono seri danni al patrimonio edilizio della città di Palermo e furono notevolmente risentiti a Ustica.

In conclusione, certamente dobbiamo abituarci a convivere con questi fenomeni senza drammi. Il che non vuol dire, però, minimizzarli, dimenticarseli e fare finta che non ci siano. Piuttosto bisogna conviverci, facendo tutto quello che è possibile per prevenire i danni al patrimonio edilizio e urbano che tali eventi ripetuti possono, alla lunga, provocare. Come? Applicando scrupolosamente la normativa antisismica prevista per le zone esposte. Ed è bene ricordare che, con riferimento alle quattro classi di pericolosità sismica in cui è suddiviso il territorio nazionale sulla base del picco massimo di accelerazione del suolo (1= alta, 2=media, 3=bassa, 4=molto bassa), Ustica si trova al secondo posto della classifica. In pratica: scrupolosa applicazione delle norme antisismiche per le nuove costruzioni e anche per le ristrutturazioni di edifici vetusti. In quest’ultimo caso, ancor prima di pensare all’estetica, meglio investire qualcosa per rinsaldare la struttura dell’edificio.

(continua…)
(la terza domanda verrà pubblicata la prossima settimana)

 

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