Ustica sape

Caro TOTO’ … Amico di Tutti…


[ id=2580 w=320 h=240 float=left]Tanta gente questa mattina hanno voluto dare l’ultimo saluto a Totò.
In quella chiesa, in quella piazza, dietro il feretro tanta gente che voleva esprimere, con la loro presenza, l’affetto ad un uomo cordiale e dall’affascinante sorriso… Sorriso che prima passava nell’indifferenza, perché abituale, ma che diventa ora una ricchezza morale da tramandare…
Totò Ti ringraziamo se il Tuo ricordo riesce a strappare ancora un sorriso a chi Ti ha voluto bene e Ti stimava…
Grazie ancora Totò! E grazie a tutti coloro che Ti hanno ricordato così come ha voluto fare il piccolo Francesco Campolo leggendo in chiesa una letterina che ha commosso tutti i presenti.

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Caro TOTO’ … Amico di Tutti…
Siamo qui per darti l’ultimo saluto.
Mancherà il Tuo sorriso e il Tuo modo di fare,
così scherzoso e gioioso in giro per l’Isola.
Avevi la capacità di essere semplice e umile
anche nei momenti più difficili.
Siamo sicuri che anche in questo momento di dolore
Avresti trovato la forza per dire a Maria e ai Tuoi figli
di andare avanti e farlo con un sorriso,
ricordandovi tutti i momenti belli trascorsi insieme.
Ognuno di noi Ti ricorderà per la Tua bontà di cuore,
Buono e Affabile con tutti.
Ci lasci un insegnamento su tutti, di essere sempre benevoli
con il prossimo e di donare sempre un SORRISO a tutti,
proprio come facevi Tu.

Ciao TOTO’

Francesco Campolo

Panorama


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Intestazione Vie ed Aree Demaniali su richiesta del Sindaco


Stralcio della  Deliberazione  del Consiglio Comunale di Ustica n° 28 del  4/05/2010
avente per oggetto intestazione vie e aree demaniali.
È stata messa ai voti la richiesta  del Sindaco che indirizzava:

Banchina Sirena   – Ingegnere Andrea Pigonati;
Banchina Sailem –  Ingegnere Giuseppe ManueleValenzuela;
Caserma Carabinieri – Maresciallo Luigi Martin;
Lungo Mare Stella Marina – Filippo Vassallo;
Strada che conduce alla Falconiera dal Calvario – al Duca d’Asburgo;
Salita davanti Carpe Diem  – ad Antonio Gramsci;
Scalinata Trasselli perimetrale Sud del Cimitero – intestata alle vittime della deportazione libica;
Riconoscere una via all’Arciduca Salvatore d’Asburgo, a Scalarini ed a Carmelo Tasselli, ricordare Vincenzo Tusa posto che si conferma la volontà di intestare il museo ex fosso a Padre Carmelo da Gangi. Riconoscere la cittadinanza onoraria a Padre Silvestro Maria Battarazzi, Abate di Casamari.

La proposta è stata votata all’unanimità dei presenti.
CONSIGLIERI PRESENTI: Ciaccio Angelita, Tranchina Girolamo, Picone Alessandro, Pertacci Silvana, Natale Martina, Zanca Alessandro, Cannilla Leonardo, Giuffria Giampiero.
CONSIGLIERI ASSENTI: Palmisano Giovanni, Martello Bartola, Caserta Gaetano, Badagliacco Felice.

È doveroso far notare che i Consiglieri Palmisano Giovanni, Martello Bartola, Caserta Gaetano, Badagliacco Felice erano presenti in aula consiliare all’apertura del consiglio comunale, ma hanno abbandonato l’aula, in segno di protesta, in quanto ritenevano pretestuose le motivazioni (che saranno portate a vostra conoscenza quanto prima) per le quali il presidente del consiglio ha deciso di vietare la ripresa della seduta consiliare, senza dare la possibilità di mettere la richiesta in votazione, così come suggerito da alcuni consiglieri.

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Scolaresca


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Ricordi… di Agostino Caserta dalla California


[ id=2576 w=320 h=240 float=left]Ustica, come tante altre isole italiane, fu posto di confino per circa 200 anni. Bisogna essere almeno 60enne per potere ricordare i confinati comuni che furono una parte molto importante della storia moderna della nostra isola fino al 1961. Le due Torri, Santa Maria e Spalmatore di cui si fa bella mostra ai turisti come monumenti storici furono costruite a fine ‘700 con la manodopera di 40 “sterrati ” che furono mandati dai Borboni ad Ustica ai lavori forzati per la loro costruzione. Quelli furono i primi confinati approdati nell’isola che in seguito furono chiamati coatti, quindi confinati, e alla fine soggiornanti ( obbligati ) In buona parte erano delinquenti comuni in attesa di giudizio per omicidio, reati contro il patrimonio, truffa, usura, estorsione, ricettazione, borseggio, favoreggiamento alla prostituzione, pedofilia ecc…. Ma Ustica diede dimora anche a confinati politici avversari delle Autorità Siciliane prima, e dopo dei Governi Italiani ; anche ad anarchici, i nemici dei Re, contestatori degli aumenti delle tasse, patrioti del Risorgimento, oppositori di guerre coloniali, deportati Libici, prigionieri di guerra slavi e prigionieri arabi .

Del Confino Politico non ho ricordi perché accadde prima dei miei tempi . Terminò con la fine della guerra e l’avvento della Repubblica, per chi vuole approfondirne le conoscenze si può suggerire che all’uopo il Centro Studi di Ustica, ha pubblicato moltissimi articoli con ampi dettagli. Ha il Centro Studi pubblicato materiale concernente i confinati comuni ? Non penso, per essere sicuri bisogna chiedere .

I confinati comuni ad Ustica vivevano in una specie di carcere all’aperto, però erano autorizzati a circolare solamente entro i “limiti confinati” designati da insegne. Dove oggi c’e l’ex ristorante Timone c’era affissa una di queste insegne, un’altra era nella discesa verso il Borgo che comincia vicino Carpe Diem , e una all’inizio della discesa Via Vittorio Emanuele ( a scalunata e’ mari ), una nella zona del Calvario, nella Piazzetta attuale Poliambulatorio, nella zona del nuovo Municipio e nella zona Via Pennini; insomma potevano circolare solo nel centro abitato. Abitavano nei cameroni, tuttora esistenti, che erano sufficienti per circa 50 persone. Ogni sera al tramonto davanti l’edificio dell ‘attuale Banca usciva un trombettiere che suonava la “ritirata” per i confinati, i quali venivano relegati ai cameroni accompagnati dai loro aguzzini e chiusi a catenaccio, fino alle 8 del mattino del giorno seguente. Durante la guerra, al tramonto, in certi periodi, cominciava il coprifuoco e Sesto il trombettiere, che voleva “toscaneggiare”, all’ora della ritirata intimava a tutti ad alta voce, usticesi inclusi, in un italiano maccheronico : ” pendete la lucia” !!! ” .

Il numero dei confinati ad Ustica era mediamente di 180-250 e ciò richiedeva la presenza di almeno 120 o poco piu’ fra Carabienieri e Poliziotti il cui Quartiere Generale era la “Direzione” di Polizia che veniva gestita da Commissari e ubicata nei locali dell’attuale Agenzia Militello. I confinati, malavitosi, purtroppo, spesso regolavano le loro differenze con atti di violenza .

Diverbi, liti e risse erano molto frequenti. Avvenivano prevalentemente nei cameroni o altrove ma di solito fuori dalla vista degli Usticesi . A volte, per regolare conti, si sfidavano all’arma bianca nella zona del Cimitero o alle Case Vecchie e l’infermeria aveva sempre qualche lavoro extra da fare. Avevano i loro clan, c’erano i sardi, i calabresi, I livornesi, I romani, i veneti ( chiamati magnagatti ) ecc.., i palermitani erano i più organizzati e temuti un po’ perché “giocavano in casa” ma anche perché i più numerosi. A volte avvenivano risse tra un clan e un’altro che non potevano passare inosservate tra la popolazione che era costretta ad assistere direttamente o indirettamente ad atti violenti, a volte di sangue. Quando nell’isola c’era particolare trambusto e via vai di forze dell’ordine si capiva che era successa una “sciarria o’ cammaruni” …..e la violenza fisica non era l’unico problema, c’era gente di tutti i tipi alcuni con malattie mentali Freudiane, epilettici che a volte venivano colpiti da attacchi in pubblico ecc.. ecc..

Non e’ facile dimenticare la scena accaduta, un giorno, in un’ora di punta con i bambini appena usciti dalla scuola : Un confinato, venendo giù da un camerone, armato di coltello, inseguiva un altro, la corsa finisce in piazza, di fronte l’attuale Trattoria Mario, dove l’inseguitore ha il sopravvento e comincia a colpire a terra l’altro con fendenti. Camillo, che si trovava nel Salone Favaloro, vide cosa stava accadendo, uscì istintivamente con la saponata ancora in faccia, prese per il bavero il colpitore e lo scaraventò a metri di distanza forse salvando una vita, ma di sicuro, evitando guai peggiori per entrambi ………

Quando si, vedeva un confinato attraversare la piazza con coperte e cuscini sotto il braccio, accompagnato dalla polizia, significava che era diretto al “fosso”, dove si dormiva sul tavolaccio, per scontare una punizione di rigore conseguente a liti o altro. I confinati passavano le giornate all’ozio, in qualche taverna, o stazionati di solito in piazza nella zona del palchetto passeggiando ininterrottamente a gruppi avanti e indietro, qualsiasi usticese che passava si sentiva osservato e scrutato … Vivere in mezzo a 250 carcerati non era un divertimento … la convivenza non era facile e faceva parte della vita quotidiana a cui gli Usticesi avevano fatto l’abitudine…. Ma…. negli ultimi anni, dal 1958 al 1961 le forze dell’ordine, che per tanti anni avevano usato tattiche da tiranni e autocrati, non riuscivano più a mantenere la disciplina necessaria, era il preludio alla rivoluzione culturale del ’68, i confinati erano ovunque non rispettavano più i limiti, gli usticesi si erano molto innervositi e nell’isola ebbero luogo proteste e piccoli tumulti popolari che contribuirono ad accelerare la scomparsa del confino da Ustica ! !

I confinati prevalentemente vivevano in stato di povertà e ricevevano una piccola paga dal Governo che era chiamata ” mazzetta “. Sentivo dire da anziani che ci furono casi di confinati che morivano di malnutrizione come i senzatetto per strada e non mi riferisco ai Libici o Arabi o Slavi ma ai pregiudicati …. Quelli che avevano possibilità economiche affittavano qualche casetta e si facevano raggiungere dai familiari. La famiglia del bandito Salvatore Giuliano fu ad Ustica al confino e io, giocando nel palchetto, ho colpito un nipote di Giuliano, mio coetaneo, alla testa con una pietra procurandogli un bel ” bummuluni “,, un parente di Giuliano venne a parlare con mio nonno Fifi Ailara ma in tono amichevole perché erano vicini di casa e perché mio nonno aveva una delle poche radio ad Ustica e i Giuliano la sera venivano a fare visita per ascoltare il ” Gazzettino di Sicilia ” per notizie sui loro congiunti.

Tutti i confinati che arrivavano ad Ustica o lasciavano l’isola per andare al processo, o per qualsiasi altro motivo, venivano ammanettati con quelle pesanti manette di ferro con catene che strisciavano fino a terra e scortati dalla polizia attraverso il paese fino al porto ; quando viaggiavano in gruppi erano tutti concatenati, se uno cadeva in acqua dalla barca si portava dietro tutti gli altri. Scene, queste, molto deprimenti!! I pescatori di Ustica ogni volta, prima di uscire con la barca per il loro lavoro, dovevano chiedere formalmente i propri remi ai carabinieri che li tenevano schedati e ben custoditi in una stazione nell’edificio dell’attuale Acquario per evitare che qualche confinato tentasse di ” evadere ” dall’isola. Altri tempi !!!

Ma ….ogni medaglia ha il suo rovescio . I confinati per due secoli in un certo senso furono sostegno dell’economia locale, una economia povera ma stabile. Inoltre i coatti erano manodopera a basso costo per la produzione agricola e per servizi più umili, diventando allo stesso tempo consumatori, insieme alle forze di Polizia, dei prodotti locali . La convivenza forzata con persone di diverse culture e costumi alla fine e’ stata una esperienza costruttiva . Alcuni di questi confinati erano dei grandi artigiani .Un maestro d’ascia costruì con le sue mani molti mobili di buonissima fattura ancora esistenti . Un tavolo e uno sparecchia tavolo e’ ancora a casa mia con cassetti decorati, scolpiti a mano, e maniglie con teste di leone. Altri erano esperti nelle costruzioni, nella pasticceria e in agricoltura . Un certo Maruska, pederasta, era un rinomato sarto di alta moda , ecc.. ecc…c’era sempre qualche cosa da osservare e imparare…

E con gli usticesi si comportavano benissimo, non ci furono mai incidenti degni di nota . In alcuni casi si creavano anche relazioni e amicizie Alcuni sposavano ragazze usticesi e si creavano famiglia. Il Tranchina, nel suo libro sulla storia di Ustica, narra che un confinato incontrò a Brooklyn ( quartiere di New York ), un usticese, lo riconobbe e gli fece una grande festa. Un confinato fu addirittura Sindaco di Ustica, dopo l’armistizio del 1943, per alcune settimane. Mio padre Armando fece il militare a San Remo; uno dei commilitoni era Placidino Pesco, di Palermo, di “professione” borsaiolo sugli autobus. Il Pesco, un tipo allegro e gioviale, in seguito, fu confinato ad Ustica e con mio padre, avendo fatto il militare assieme, erano amici. Un giorno un prominente usticese ritornando da Palermo disse che su un autobus in via Roma era stato “scippato” del suo orologio d’oro da taschino con catena . Pesco scrisse una lettera e dopo due settimane l’orologio ritornò ad Ustica nelle mani del legittimo proprietario addirittura ripulito e lucidato da un orologiaio come se fosse nuovo di zecca .

Agostino Caserta

Dalla California Tom Robershaw


[ id=2575 w=200 h=200 float=left] Pietro,
I apologize for not writing earlier – – I have been busy at work since I returned from Sicily. It was great to meet you, Maria Manfre and Maria’s family. Visiting Ustica was certainly the highlight of my trip. What a surprise to meet relatives of our great, great grandmother. Ustica is a wonderful place – – the sea, the history and the gracious people. I am definitely recommending a visit to all of my friends and relatives.

By the way, if you, the Manfres or anyone else ever wants to visit Southern California, please let me know. I want to offer to everyone the same hospitality that was given to me.

I am studying Italian every day, so hopefully I can write to you in Italian in the future.

Love and thanks,

Raccolta Capperi


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Gaetano Ailara e Angelo Bertucci

Foto ricordo


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Aforismi, Citazioni, Proverbi… del giorno


Potete ingannare tutti per qualche tempo,
o alcuni per tutto il tempo, ma non potete
prendere per il naso tutti tutto il tempo.

Abramo Lincoln

Auguri di Buon Compleanno


AuguriA   Bruno  Campolo,
a    Maria  Giordano,
a    Bartolomea  Maraventano e
a    Giuseppina  Lanza i Migliori
Auguri di buon Compleanno

Strada che porta al museo


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