Ustica sape

Riceviamo da Roberto Rizzuto (Buongiorno Ustica) e pubblichiamo


Chissà se gradiscono il posto lato finestrino o se preferiscono quello che dà sul corridoio. Ad ogni modo pagano il biglietto, eccome se lo pagano. Non saranno belli da vedere, eppure anche loro hanno il sacrosanto diritto di raggiungere la terraferma. Pur non essendo esseri umani, sono ugualmente “passeggeri” abituali – e quindi graditi per chi li trasporta – della tratta Ustica-Palermo: stiamo parlando dei rifiuti solidi urbani prodotti dal comune isolano. I sacchi d’immondizia, per intenderci. Grazie alla compagnia marittima Ngi, da Ustica arrivano nel porto del capoluogo, per poi proseguire il proprio viaggio verso la meta finale, ovvero la discarica di Bellolampo.

Il Comune usticese, attingendo da una specifica voce del bilancio – vale a dire il finanziamento regionale per il trasporto dei rifiuti solidi urbani dalle isole minori – ogni anno spende decine di migliaia di euro per “accompagnare” ogni singolo sacchetto verso la sua ultima destinazione. Una barca di soldi, o forse sarebbe il caso di dire un traghetto. “L’espletamento del servizo è essenziale”, si potrebbe obiettare. Obiezione accolta. Ma con qualche accorgimento, magari pianificato nel tempo e supportato da apposite campagne informative, si potrebbe ridurre sensibilmente la produzione di rifiuti da mandare in discarica e, di conseguenza, abbattere i costi del trasporto e del conferimento.

Ecco qualche numero che documenta la portata delle spese che il Comune isolano – e quindi la cittadinanza – affronta per smaltire i propri rifiuti.

Per il periodo compreso tra maggio e agosto 2011, ad esempio, sono state liquidate alla Ngi fatture per un totale di 9.360,85 euro per il servizio di trasporto. Per il medesimo servizio, a marzo, il Comune aveva speso 1.560,60 euro e altri 2.414,90 euro nel bimestre gennaio-febbraio.

Per il conferimento dei rifiuti in discarica, poi, tra febbraio e maggio 2011, il Comune di Ustica ha disposto pagamenti per complessivi 19.356,40 euro in favore dell’Amia. A luglio e agosto, invece, il servizio è costato, rispettivamente, 7.333,08 e 9.800,92 euro.

Non solo. Altri soldi pubblici sono stati utilizzati per il disbrigo delle pratiche relative all’imbarco dei rifiuti. Negli ultimi mesi, consultando il nostro archivio, siamo risaliti a diversi pagamenti disposti dal Comune in favore dell’agenzia marittima raccomandataria “Salvatore Militello” di Ustica.

L’ultimo, stabilito con determina dirigenziale emessa a settembre, ammonta a complessivi 1.971,25 euro; altri pagamenti erano stati disposti a luglio e a maggio per importi complessivi pari, rispettivamente, a 1.481,20 e 893,20 euro.

Non occorre una laurea in Matematica per capire che ci troviamo dinanzi a cifre da capogiro. Somme che costituiscono un lusso non più sostenibile per le casse spesso esangui di qualsiasi pubblica amministrazione. Il contenimento della produzione di rifiuti appare, oggi più che mai, un obiettivo non più rinviabile, sia ai fini della tutela dell’ambiente che della salvaguardia di preziose risorse economiche.

La strategia “Rifiuti zero”, teorizzata, tra gli altri, dal professor Paul Connett, docente della St. Lawrence University, rappresenta in questo senso una delle possibili vie di fuga dal vortice delle discariche. Tale strategia si propone di azzerare, o comunque, ridurre in modo drastico, la quantità di rifiuti destinati alle discariche medesime. Come? Strutturando un sistema di raccolta che aumenti la quantità di materiale differenziabile e ottimizzi la qualità del materiale da riciclare; incentivando il riuso del materiale riciclato, la riparazione di oggetti e operando scelte di vita che diminuiscano la percentuale di scarti (ad esempio l’uso di prodotti alla spina); sostenendo la progettazione e la produzione di prodotti totalmente riciclabili, riutilizzabili e riparabili.

Sono 54 i comuni italiani che, ad oggi, hanno deciso con coraggio di percorrere la strada dei “Rifiuti Zero”. Tra questi figurano anche diversi centri siciliani medio-piccoli quali Collesano, Marineo, Calatafimi-Segesta, Alcamo, Buseto Palizzolo e Biancavilla. Perché non provarci anche nelle isole minori e a Ustica in particolare? È chiaro che non si può arrivare dall’oggi al domani ad azzerare i rifiuti destinati alla discarica, eppure, iniziare a remare in quella direzione sarebbe già qualcosa…

 

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